venerdì 28 novembre 2008

...in arrivo a Kin

Ecco le nuove divise per la squadra futura rivelazione del basket Congolese, l'Etoile Rouge!





ok, il modello non e' dei migliori, ma voi dovete ammirare la divisa, non il contenuto...





Tra un paio di settimane Dario potra' mostrare come le divise stiano mooolto meglio ai giocatori dell'Etoile Rouge piuttosto che ad un tozzo mundele come me.

ciao
Riki

mercoledì 19 novembre 2008

Amici di passaggio


Dario insieme a Thierry, un ragazzo di strada psicolabile inserito nel programma di recupero agricolo della comunità dei Guanegliani presso il Plateau de Bateke.

giovedì 13 novembre 2008

NOUS SERONS SAUVES

Ovvero, « noi saremo salvati ». Era l’altro giorno, l’indomani dell’elezione che ha cambiato il mondo, (o perlomeno che l’ha unito davanti agli schermi), che chiaccheravo con uno dei ragazzi che frequentano il centro, uno di quelli giovani, belli e affamati, perché l’abbronzatura ce l’hanno già naturalmente. Quattordici anni, orfano di madre, famiglia tutto sommato presente pur tra varie difficoltà economiche, che comunque gli permettono di andare a scuola con una certa regolarità. Appartiene dunque a quella categoria di ragazzi che ha una qualche idea abbastanza confusa del mondo che lo circonda e una senzazione abbastaza precisa di esserne escluso.
Era qualche settimana che non si faceva vedere, cosi’ l’altro giorno, passato per fare quattro chiacchere, inevitabilmente il discorso é finito sulle elezioni americane : ho dovuto spiegargli che no, non tifavo McCain perché era bianco, e che sicuramente Obama aveva ricevuto anche i voti dei bianchi, altrimenti non sarebbe stato eletto.
E qui é arrivata la frase che mi ha fatto riflettere, quella del titolo, quel noi saremo salvati perché é nero (leggasi africano) come noi. Li per li ho sorriso del parallelo istintivo che un po’ tutti qui hanno fatto, nero=africano, arrivato pero’ a comandare una nazione bianca.
Immediatamente ho cercato di spiegargli che non funziona proprio cosi’, non é la pelle che conta in questo caso ma il passaporto, un americano figlio di immigrati (come tutti gli americani al di la’ di uno sparuto gruppo di nativi) che lavorerà per gli interessi dell’America, chissà se bene o male, con un occhio agli altri paesi del mondo, gialli neri o bianchi che siano, o solo agli interessi dei propri compatrioti.
D’altra parte il parallelo colore della pelle/continente l’abbiamo fatto un po’ tutti, altrimenti non si spiegherebbe perché i giornalisti si siano interessati tanto della nonna del Kenya e poco o punto di quella del Kansas, balzata agli onori delle cronache solo per il tempismo della dipartita.
E’cosi’ grave ? Se gli afroamericani avevano le lacrime agli occhi, non era certo perché era stato eletto un democratico, ma piuttosto un fratello di sangue, di soprusi, di oppressioni.
E come dargli torto, soprattutto se quei neri erano ancora tra quelli costretti a sedersi in fondo al pullman, a entrare nelle università sotto scorta, a doversi scagionare dalla polizia per il solo fatto di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ora moltiplichiamo questi abusi per cento, mille volte, aggiunciamoci secoli di schiavismo, lavori forzati, mani tagliate, e mettiamoci pure i recenti decenni di guerre post indipendenza, di sfruttamento di risorse a scapito dei locali, di carestie e tutta la costellazione di cose che tutti conosciamo da sempre. Beh, come togliergli il diritto allora di dire « nous serons sauvés ! », da oggi lassu’ in cima c’é uno di noi, alla faccia di tutte le maledizioni bibliche e pseudo razziste, e che domani cominci pure a fare il presidente, noi la storia l’abbiamo vista cambiare.
Un augurio direttamente dalla R.D.C. va quindi al presidente eletto degli Stati Uniti Barack Hussein Obama, che non si dimentichi mai nello svolgimento della sua missione di tutto quel mondo nero, bianco o giallo che sia, che non ha attraversato l’oceano come fece suo padre; che anche loro possano godere un po’di pace e prosperità.

domenica 9 novembre 2008

Aspettando il matrimonio

Ieri sera abbiamo partecipato ad una delle innumerevoli fasi che caratterizzano il rito del matrimonio.


Per l'esattezza la prima, la presentazione delle famiglie.



Durante la cerimonia le due famiglie allargate, quindi genitori, zii, fratelli e cugini degli sposi si presentano ad uno ad uno, parlano in generale di come dev' essere il matrimonio congolese.

La famiglia del futuro sposo porta i doni per la serata, allo scopo di essere accolta amichevolmente nella casa della sposa: la famiglia di lei, per contro, si riunisce in "delibera" per decidere se i doni sono appropriati o meno.



Fortunatamente ieri sera lo erano!
In questa prima fase non è necessaria la presenza dei due fidanzati ma è importante la partecipazione dei parenti stretti perchè è in questa occasione che la famiglia della sposa presenta ufficialmente la dote da pagare.




La presentazione delle famiglie , ai nostri occhi di occidentali, può sembrare molto poco poetica.



La famiglia dello sposo infatti deve portare un certo numero di regali: una cassa di birra per presentarsi, due per dimostrare di avere buone intenzioni, una per andarsene, ecc..

Che differenza rispetto all'incontro delle nostre famiglie, dove un cena si trasforma in un fiorire di " ma non dovevi!.....non era il caso di disturbarsi....."

Nessuno qui nasconde che il matrimonio sia anche un contratto economico, ma nonostante ciò, anzi forse a causa di ciò, la solennità e bellezza della serata non ne risentono affatto.