martedì 2 dicembre 2008

L'odore dei fossi.

I ragazzi non riconoscono più l’odore dei fossi, diceva Ligabue, ma in compenso sanno bene qual’é quello delle sale giochi. I ragazzi congolesi, per contro, non hanno che un' idea vaga di cosa sia una sala giochi, ma i fossi neanche loro li riconoscono, a meno che non si faccia rientrare nella categoria anche la fossa biologica.
E l’odore della morte ? quella consapevolezza che lei, la nera signora, é sempre li presente al nostro fianco ?
Neanche quell’odore i ragazzi sanno più riconoscere, al punto che ogni morte, che comunque ogni tanto deve pur arrivare, viene affrontata dalla società con reazioni da fine del mondo, perdita del senso della realtà, eccetera. Se é vero come é vero che le persone tra le più influenti nella società occidentale non fanno mistero di combattere senza esclusione di colpi, e senza pudore per giunta, l’età che avanza, e se queste persone sono allo stesso tempo specchio e modello della società attuale non ci si stupisca poi di sentire di giovani a sessant’anni prematuramente scomparsi e settantenni nel fiore degli anni. E con questo abbiamo finito con gli stereotipi, che magari fossero stereotipi ma che purtroppo non lo sono, sul senso della morte nella società occidentale.
E in Congo ? sabato mattina un nostro vicino di casa, vent’anni, ha avuto uno scompenso cardiaco; tempo un’ora e mezza e una visita all’ospedale e quel ragazzo era morto, in una struttura ospedaliera che funziona più o meno come una chiesa, perché dubito che più che la preghiera abbiano potuto fare. D’altra parte l’ospedale é consacrato a san Giuseppe, falegname, lui era muratore e qualcosa non deve aver funzionato. Se fosse stato in Italia e fosse morto a vent’anni avrebbe avuto almeno il conforto di una classe intera che piangeva per lui nel caso fosse stato studente, un titolone dei giornali se fosse morto in moto/macchina, che diventava titolino se era solo morte naturale : ma se si accertava che vi era responsabilità dell’ospedale il titolone era assicurato lo stesso. Qui si consolerà con la solidarietà di un’intera strada, composta quasi interamente da persone che a loro volta almeno un figlio o un parente giovane l’han perduto, una morte che farà meno scandalo ma non per questo meno dolorosa per la comunità.
Da quando siamo in Congo abbiamo perso il conto di quanti padri abbiamo conosciuto che hanno perso dei figli, di quanti figli i genitori, di quanti fratelli, sorelle, cugini, per cause che vanno dall’imponderabile al ponderabilissimo, dall’inevitabilità di un infarto alla ben più evitabile mancanza di cure mediche. Ma anche in Congo come in Italia la morte grida vendetta : qui griderà contro un responsabile, uno stregone inconsapevole, un menagramo insomma, che in alcuni casi puo’ essere l’ultimo arrivato nella famiglia, l’ultima bocca da sfamare che in una specie di catarsi collettiva si troverà colpevole e scacciato, bambini di sette anni in mezzo ad una strada con l’etichetta « sorcière », stregone, quelli che poi sono i bambini di strada che noi tutti ben conosciamo.
Un responsabile di una rete di ONG che si occupano di questo fenomeno ci ha raccontato di bambini di strada di seconda generazione nati in mezzo ad una strada e che in mezzo ad una strada cresceranno fintanto che é possibile e poi moriranno, senza il conforto e la compassione ne dei parenti ne dei vicini, ma solo di qualche impiegato dell’obitorio.
Da dove stanno loro, nei rifugi di fortuna dove dormono e agli angoli delle strade dove si ritrovano per mangiare, l’odore dei fossi si sente pochino.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E come al solito arrivate voi con le vostre esperienze vissute e condivise e ....ci lasciate di palta...e ci domandiamo perchè tanta ingiustizia? e perchè la nostra società è diventata così arida e non riconosce più qual è il giusto senso della vita. ora il mio pensiero prossimo è che arrivi presto febbraio per potervi abbracciare e condividere con voi un bricciolo di vita e potervi ringrazire personalmente per quello che siete un bacio immenso mamma Paola

Unknown ha detto...

grazie, per aver dato un senso alla mia giornata e per avermi dato la possibilità di regalare questa briciola di senso anche alla mia famiglia. un abbraccio. stefania